Locri, alla prima Festa dell’Unità la vicepresidente del Pd Sandra Zampa
Articolo di Francesca Cusumano su Lentelocale.it del 4 settembre 2014
L’onorevole ha ripercorso l’evoluzione interna del Partito Democratico dalle elezioni al Quirinale del 2013 al sorprendente 40% conseguito alle Europee dello scorso maggio.
LOCRI– “Dai 101 al 40%, il Partito democratico per cambiare l’Italia” è il titolo dell’incontro dibattito affrontato ieri sera nella sala consiliare di Palazzo di Città, in occasione della prima Festa dell’Unità organizzata dal circolo del Partito Democratico.
In realtà, la location prescelta inizialmente sarebbe dovuta essere il lungomare cittadino lato sud, ed in effetti tutto lì era stato disposto per la manifestazione se non fosse per il repentino cambio di programma dovuto per via delle avverse condizioni metereologiche e l’improvviso arrivo della pioggia battente che ne ha impedito il prosieguo tanto da indurre tutti i partecipanti a trasferirsi nel municipio, grazie anche alla disponibilità (che da sempre lo contraddistingue), del dipendente comunale Giuseppe Marrara (una delle figure da qualche giorno collocata in pensione) intervenuto tempestivamente.
Ma torniamo a ieri sera e alla tematica analizzata dettagliatamente dalla deputata e vicepresidente Pd Sandra Zampa, circa il percorso compiuto dal Partito Democratico dalle elezioni al Quirinale del 19 aprile 2013 al sorprendente 40% ottenuto nelle Europee del maggio scorso.
Ad introdurre i lavori (moderati da Barbara Panetta, membro della segreteria provinciale del Pd), Giuseppe Fortugno, segretario del circolo cittadino che ha espresso l’impegno di venire a capo dei tanti nodi irrisolti che attanagliano la Calabria, facendo un esplicito riferimento alle prossime elezioni regionali senza non prima ricordare la gestione dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti <<Una gestione – ha detto – fallimentare. Da marzo non abbiamo un governo regionale. E’ una vergogna. Il nostro paese ha avuto un arretramento, basti pensare al lavoro, dramma sociale di molte generazioni. La politica regionale non ha saputo dare risposte in questi anni; al contrario, ha aggravato ulteriormente le situazioni di molti giovani che scelgono di emigrare altrove. Ancora si parla di fuga di cervelli e di Questione Meridionale. Nella Locride, bisognerebbe partire dal settore turistico per creare occupazione. Abbiamo bisogno di una nuova politica. Sul campo della sanità, urge la nomina di un nuovo commissario e su questo fronte, il PD continuerà la sua lotta in prima linea senza cedimenti>>.
Poi è stata la volta del vicesegretario regionale del Pd Nicola Irto che partendo dal “mal governo di centrodestra”, ha parlato dell’importanza di pianificare un nuovo progetto politico nella Regione Calabria attraverso una sinergia con le politiche nazionali.
Per il consigliere regionale De Gaetano, il PD necessita di regole e il ribaltamento con il conseguimento del 40% non è stato altro che il frutto dell’immagine del premier Matteo Renzi e poco della forza del partito << Un limite sul quale dobbiamo intervenire, un partito non può stare in piedi sulla forza carismatica del suo leader. Dobbiamo costruire un partito che sia sempre un punto di riferimento delle classi sociali che devono essere rappresentate. Non basta costruire il partito. Dobbiamo partire dalla Calabria, il partito deve avere un identità e deve essere conosciuto per le sue idee. Dobbiamo lavorare sui drammi della Calabria>>.
A detta del segretario provinciale del Pd Seby Romeo, invece <<La nostra sfida è costruire un partito che voglia essere nella società, il Pd deve avere l’ambizione di cambiare l’Italia, con più politica e meno politici come ribadito anche da Renzi o meglio, con la possibilità per gli elettori di scegliere i propri politici. Noi avremo una sola Camera che dovrà rappresentare gli elettori. La scelta deve essere dei rappresentanti del popolo. Se cresce il sud, cresce tutto il paese. Il nostro partito può decollare oltre il 40%. La politica è discussione, confronto, capacità di sintesi e di iniziativa politica>>.
Prendendo spunto dalla sua ultima fatica letteraria “I tre giorni che sconvolsero il PD“, è stata poi l’onorevole Sandra Zampa (in passato portavoce di Romano Prodi), a ripercorrere quanto accaduto “all’interno del Pd nei giorni dell’elezione al Quirinale”, “come sono state accolte le candidature di Franco Marini e di Romano Prodi”, “che significato ha avuto la bocciatura dell’ex premier Prodi”, “se si è trattato di un disegno politico o di un caso di indisciplina”, “chi è stato colpito dal tradimento dei 101”e “quale era stata la reazione diffusasi tra i militanti, gli iscritti e gli elettori del centrosinistra”.
Domande alle quali la Zampa ha provato a fornire delle risposte nel suo “instant book”, ricostruendo la dinamica dei fatti, (ancora poco chiari), una sorta di rivisitazione di quei tre giorni dell’aprile di un anno fa <<Come sono cambiate- ha esordito- da allora le cose- quell’episodio sembra lontanissimo, una storia consumata in un periodo breve che, ha segnato una pagina nera dell’etica politica, la pagina peggiore della nostra storia. Ancora oggi, moltissimi militanti ed elettori chiedono di sapere i nomi di chi non ha votato Prodi che, a dire il vero, sono stati più di 101. Tra gli obiettivi, c’era quello di togliere dai giochi Bersani>>.
E sull’ormai noto 40%, la Zampa ha aggiunto che non è altro che la dimostrazione di come non ci siano stati accordi presi a “tavolino” <<Renzi ha avuto la forza di dar voce al partito, cosa che non siamo riusciti a concretizzare, uccidendo il Pd con tutte le correnti. Nel Pd deve esserci il diritto di dissentire, bisogna rispondere con i fatti. Il cambiamento passa dalla società, per cui è necessario cambiare la legge elettorale e dare agli elettori la possibilità di scegliere i candidati>>.